Biografia

Alberto Cova, Inizia il suo percorso artistico nel 1959 alla Scuola serale di Pittura di Ivo Voltolini a Carpi.  Nel 1964 si diploma in “Decorazione Pittorica” all’Istituto Statale d’Arte “A. Venturi” di Modena sotto la guida di Pompeo Vecchiati ed Enzo Trevisi.

Prosegue gli studi a Firenze presso il Magistero d’Arte con il maestro Grazzini, ove consegue l’Abilitazione all’insegnamento delle Materie Artistiche nelle Scuole d’Arte.  Nella stessa città frequenta all’ Accademia d’Arte i corsi di disegno e pittura dei maestri Annigoni e Farulli.
Nel 1976 ottiene l’abilitazione all’insegnamento del Disegno e della Storia dell’Arte negli Istituti Superiori.
Dopo aver dedicato un breve periodo all’insegnamento, dal 1980 ha ricoperto il ruolo di Coordinatore Grafico presso il comune di Carpi dove, come responsabile dell’immagine grafica, ha dato alle stampe centinaia di manifesti, depliants, logos e pubblicazioni.

Fa parte dell’Associazione Italiana Tecnici Creativi della Comunicazione Visiva e dell’Associazione Italiana Tecnici Pubblicitari.
Attualmente insegna al Centro  Arti Figurative di Carpi.
Numerose sue opere sono presenti in raccolte pubbliche e private in Italia e all’estero.
La sua produzione artistica di oli, litografie e incisioni all’acquaforte  prosegue parallelamente a quella di grafico pubblicitario.

 

ABITAZIONE E STUDIO
41012 – CARPI (MODENA) ITALY – Via E. Torricelli 20
Tel. 059 687945

 

 

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Hanno scritto di lui

 

Renzo Federici

“Quando la luce batte sul muro e l’imposta della finestra proietta la sua ombra, o quando, avvolgendo un albero, l’ombra cade su un prato, quando è il momento della mietitura e fioriscono i papaveri, la pittura di Cova ci indica questi attimi, nasce il senso umano, irripetibile ed eterno della stagione e dell’ora.

Pensare che un’ ombra proiettata su un muro, l’ondeggiare dell’erba di un prato o il fremito di un rampicante nel vento, in quell’ attimo in cui il pittore li vede e per la loro vita di quell’attimo possano essere oggetti d’arte è la prima novità della visione poetica di Cova. I paesaggi come soggetti preferiti, l’interesse per la diretta traduzione delle sensazioni immediate provate di fronte alla natura, di qui la necessità del dipingere dal vero immerso nella natura intesa come stimolo creativo, per farne parte, respirarla, viverla, esserne un tutt’uno. La struttura dei dipinti fondata sul principio impressionista-fauve dei contrasti simultanei estende i registri cromatici al di là delle possibilità visive. L’uso del colore diventa espressivo, l’immagine tende a deformarsi per l’accostamento squillante dei colori, per il ritmo serrato e sinuoso della pennellata disposta con un certo ordine e ritmo a dare il senso della costruzione materiale dell’immagine.

Ecco allora che i fiori diventano più rossi e più gialli, l’erba più verde, l’impasto del colore è denso, cupo e brillante ad un tempo, ogni timbro è forzato, le pennellate seguono l’andamento dei fiori, dei fili d’erba come per ricostruire, della sensazione visiva, non già la nozione della cosa ma la cosa stessa. Il naturalismo (la natura) non è stato abbandonato ma portato ad un livello più profondo, dove non è in gioco soltanto il contenuto, il soggetto, ma la sostanza stessa, in definitiva l’arte.”

 

Carlo Federico Teodoro

Alberto Cova: classe ’45, formazione artistica iniziata tra i cavalletti ed i banchi di un ‘Venturi’ modenese dove insegnavano Spazzapan e Vecchiati, Assirelli, Cecchi e Trevisi. Completata poi all’Accademia di Belle Arti di Firenze, sotto la guida di Annigoni e Farulli. Diplomato (ancora a Firenze) in Grafica pubblicitaria, come professionista ricopre da oltre vent’anni il ruolo di Coordinatore grafico del Comune di Carpi.

Un mestiere  che svolge coniugando con assoluta padronanza le regole della grafica convenzionale alle tecnologie più avanzate. I risultati, ed è proprio il caso di dirlo, sono sotto gli occhi di tutti e tutti i giorni. Poi, nel suo privato, Cova è pure un raffinato ed abilissimo pittore figurativo, molto  vicino, ora alla grande lezione del naturalismo padano (Zacchè), ora ad un iperrealismo d’alta scuola, che lascia addirittura intendere di “voler ricostruire dalla sensazione visiva non la nozione della cosa ma la cosa stessa” (Federici).
Rispetto al suo lavoro pittorico Cova è modesto e riservato fino alla ritrosia. Glissa sul suo iter come fosse un inciso poco più che irrilevante.
Gradisce dipingere all’aria aperta immerso nella natura; porta i suoi quadri al riparo delle mura della casa materna. Ogni tanto ne concede qualcuno all’opinione pubblica ed agli estimatori. Espone poco e preferisce insegnare pittura presso il Centro Arti Figurative della sua città oppure al Corso d’Arte pittorica organizzato dal Comune di Soliera.

In tempi di sovraesposizione eretta a sistema (necessità?) e di apparenza a tutti i costi (costi quel che costi, magari troppo e senza ritorno che valga) è gradevole, addirittura rassicurante, ascoltare un professionista dell’immagine mentre prova – ma tra il serio e l’ironico con intelligenza – a convincere l’interlocutore che l’abilità esecutiva, il gusto estetico, le scelte formali e la cultura che traspaiono dal suo essere anche artista siano soltanto gli strumenti intellettuali e materiali per trascorrere piacevolmente le ore del tempo libero. Ritengo tuttavia che le cose stiano in modo molto diverso: è senz’altro ovvio che altro è comporre un manifesto che impone di rispettare precisi obblighi informativi (quindi condizionanti); altro è stare tra cielo alberi e campi e permettere alla fantasia di esprimersi in piena libertà inventiva.
Ma mi pare che da ambedue le condizioni traspaia una coerenza metodologica  molto precisa  grazie alla quale l’artista ed il tecnico, pur agendo in ambiti diversi, mantengono la medesima fisionomia inventiva che, individuati i contenuti essenziali di un dato oggettivo li isola portandoli in una nuova dimensione rappresentativa di più forte ed efficace impatto lirico, emotivo o razionale a seconda delle esigenze.

Capace di letture approfondite e sensibili della normalità tutta dichiarata di un paesaggio, da essa Cova trae dettagli narranti, scorci insoliti, atmosfere e cromie che, secondo la miglior tradizione, soddisfano subito il primo ed immediato approccio visivo – come dire quello che sancisce il riconoscimento rassicurante – per poi attirare, attraverso l’occhio appagato, l’attenzione oltre la superficie, su ciò che, pur appartenendo alla realtà, spesso sfugge agli sguardi assuefatti dall’abitudine. Che si possa trattare di una còlta interpretazione in chiave grafico-pittorica dell’indimenticabile Blow up  (cine-fotografico) di Antonioni  non è una citazione di circostanza quanto, piuttosto, il riconoscimento di un livello qualitativo alto che fa della comunicazione il veicolo per trasmettere sia la scevra essenzialità di una notizia, sia le magie del colore.

 

Gilberto Zacchè

“E proprio perché libero da condizionamenti di mercato, come pure dall’influenza della critica e, più in generale, dal sistema dell’arte, Cova ci appare come artista autentico, attento a salvaguardare la propria originalità e, soprattutto, la propria libertà espressiva. Il che, di questi tempi non é cosa da poco.

Condividiamo sostanzialmente quanto Federici ha già osservato sulla tecnica pittorica e sui riferimenti culturali di Cova, ci permettiamo di aggiungere solo che abbiamo notato, nei lavori più recenti, che pure si collocano nell’ambito del naturalismo padano, una progressiva evoluzione, dai canoni originariamente improntati al realismo, verso forme più libere. È certo prematuro, a tale riguardo, parlare di approccio all’informale, ma tutto lascia supporre che l’approdo finale del percorso di ricerca di Cova debba essere questo, come già é accaduto per molti artisti di vaglia.

D’altra parte oggi si assiste a un massiccio ritorno del genere figurativo, in pittura, dopo anni di predominio assoluto delle avanguardie. Registriamo questa evoluzione del gusto, supportata da una parte della critica (e ancor più dal favore del pubblico e dei galleristi), per ribadire, in ogni caso, la legittimità sul piano culturale, della ricerca di Cova e dei suoi esiti così come oggi si manifestano, a prescindere dagli sviluppi futuri che certo non mancheranno e che saremo ben lieti di seguire.”


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